“Il principio del castoro descrive precisamente la situazione della specie umana sul pianeta Terra: abbiamo modificato così tanto l’ambiente che ci circonda, che rischiamo di aver creato delle condizioni di vita a cui le generazioni future si adatteranno con difficoltà. Per loro dobbiamo immaginare con generosità un futuro diverso”. La quarta edizione della Biennale ha preso ufficialmente il via ieri sera con le parole della Lectio Magistralis tenuta dal professor Telmo Pievani, che ha poi dialogato con il Direttore del quotidiano La Stampa Andrea Malaguti lasciando al pubblico molte suggestioni sul tema dell’edizione di quest’anno: Utopie Realiste.
“Per noi di Biennale la tecnologia cura e ferisce, protegge e uccide, diverte e costringe, produce e distrugge, inquina e pulisce, risolve e complica, nutre e contamina: insomma, la tecnologia è umanità, con tutte le sue contraddizioni, aspirazioni e pulsioni. – così nel suo discorso di apertura della Biennale il professor Juan Carlos De Martin, curatore della Biennale insieme al giornalista e saggista Luca De Biase, che ha presentato l’incontro di apertura - Abbiamo quindi l’ambizione di pensare alla tecnologia in maniera ampia e plurale. Vogliamo provare a cogliere, senza nasconderci i limiti e le difficoltà dell’operazione, la totalità dei suoi effetti, vogliamo cercare di mettere a fuoco non solo le sue caratteristiche attuali, ma anche le sue potenzialità, e non solo quelle che promettono ritorni economici, ma anche quelle che potrebbero dare contributi importanti di altro tipo alla collettività e alla vita sul Pianeta.”
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Immaginare futuri, quindi, e immaginare futuri possibili per prepararli con la passione e la meticolosità necessarie a vincere le grandi sfide che l’umanità deve affrontare. Per raggiungere questo obiettivo serve “uno sforzo di comprensione e di immaginazione ampio che richiede certamente il contributo delle discipline tradizionalmente politecniche, ma che richiede anche altri due tipologie di contributi – ha proseguito De Martin - quello delle scienze umane, sociali e delle arti, per realizzare un dialogo tra discipline non facile, ma assolutamente essenziale; e quello della passione culturale, politica, etica. Solo col contributo di tutti i saperi e della passione è possibile andare al cuore dei problemi e trovare soluzioni che funzionino davvero. E solo così è possibile pensare a delle UTOPIE REALISTE, ovvero, immaginare con coraggio, ma non per il mero piacere di immaginare: immaginare avendo come obiettivo possibili realizzazioni, progetti, azioni concrete.”
L’incontro inaugurale si è aperto con i saluti istituzionali portati dal Presidente di Biennale Tecnologia, il Rettore del Politecnico di Torino Stefano Corgnati, seguiti da quelli delle istituzioni locali.
A chiudere la giornata di apertura della Biennale il coinvolgente spettacolo “Homo Deus. O come finirà la storia”, portato in scena da PEM – Potenziali Evocati Multimediali, con la regia di Gabriele Vacis e con la scenografia e gli allestimenti di Roberto Tarasco.
Ora la parola agli ospiti e al pubblico: tanti i temi toccati dalla Biennale in 160 incontri, con quasi 300 ospiti, a laboratori, spettacoli, visite guidate, mostre, proiezioni, e con la collaborazione di decine e decine di partner, che ci hanno aiutato non solo ad arricchire il programma, ma anche a portare Biennale in tutta la città. Dalla “Grande accelerazione” dei cambiamenti che ci circondano e che abbiamo causato sul pianeta al “lato oscuro” della tecnologia, che può alimentare la guerra, ma anche costruire futuri di speranza e di pace, “un'utopia non solo realista, ma anche necessaria”, conclude De Martin.
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